In una tipologia di morale ipocrita e di facciata come quella in cui viviamo, Mauro Baveni può apparire come un personaggio scomodo ai più.
Scomodo perché sovverte le regole del vivere civile, scomodo perché la sua filosofia di vita, determinata dalla presenza attiva in tante guerre in giro per il mondo, gli ha completamente rimosso quei freni inibitori di cui siamo pieni, noi persone cosiddette “normali”.
Ovvio che il suo lavoro gli abbia causato non pochi problemi, anche e soprattutto personali, con la perdita della moglie che a un certo punto ha deciso di andarsene con un altro, con un rapporto tutt’altro che sereno con i tre figli ormai grandi, che vedono il padre come unico responsabile del tracollo familiare.
Lui cerca di districarsi al meglio tra tentativi di nuovo dialogo con i figli, intrighi di camorra, atti delinquenziali vari e affari di cuore, riuscendo sempre, sia pur molto faticosamente, a venire a capo dei vari problemi che intersecano la sua vita.
Aiutato, in ciò, da quella sua filosofia di vita che lo porta a dividere il mondo in bianco e nero, senza chiaroscuri e senza tentennamenti di sorta.
Di una cosa è convinto: che il male va sradicato dal profondo.
Questa è la sua massima di vita.
E di morte.